sabato , 23 Novembre 2024

Veronica Vassallo e Alessandro Armetta per le Residenza d’artista di Luoghi Comuni

Sintomi è il nome del nuovo progetto di residenza artistica di Veronica Vassallo e Andrea Armetta, studenti dell’Accademia di Belle Arti di Palermo sotto l’attenta guida dello scultore torinese Paolo Grassino, docente dell’Accademia, per la Residenza Luoghi Comuni San Salvario.

ph. Max Zarri

Il progetto di residenza, a cura di Paola Stroppiana, ben arricchisce il percorso intrapreso dalla rassegna Il Taccuino del Marziano promossa da Officina Con_Temporanea grazie al contributo di Fondazione CRT e della Città di Torino. 

La rassegna mira ad indagare, grazie al potente strumento dell’arte e della creatività, i codici e i meccanismi alla base delle relazioni tra le persone, ponendo l’attenzione sull’importanza della condivisione attiva del medesimo spazio (vitale e quindi psicologico), del sapersi avvicinare e riconoscersi nell’esperienza – anche fisica –  dell’altro, solo apparentemente distante, traendone nuove letture e prospettive per il proprio quotidiano. La dimensione abitativa temporanea pone i residenti (inclusi gli artisti) ad interrogarsi sulla dimensione spazio/temporale: il lavoro di Vassallo e Armetta si muove in tale direzione, sfruttando il grande potenziale della disciplina scultorea che entrambi affrontano con approcci concettuali differenti.

Veronica Vassallo_ ph. Max Zarri

Nell’opera di Veronica Vassallo (Palermo, 1994) la scultura è l’elemento centrale sul quale innestare pittura e segno grafico, in positivo e in negativo, al fine di comporre un più ampio progetto del tutto originale: le sue opere, realizzate site specific, come in questo caso, tengono conto del contesto sia da un punto di vista bidimensionale che tridimensionale, enfatizzandone entrambi gli aspetti. Veronica recupera la sintassi e la grammatica della scultura (dal Costruttivismo alla Bauhaus) per rielaborarle in una versione potenziata dalla suggestione del dato cromatico: il rigore di parallelepipedi e strutture geometriche è controbilanciato da una pittura a grandi pennellate, non lontana da certe suggestioni informali, fatta di colori caldi, sfumati, che rendono la composizione empatica, caricandola di forte emotività. I colori paiono dilatarsi nell’ambiente e la possibilità di percorrere lo spazio intorno alle opere (legno polistirene rivestito con cementite e idropittura) consente un continuo mutamento di prospettive che coinvolge attivamente lo spettatore, portandolo a “costruire” una nuova dimensione fisica ed emotiva, per se stessa abitabile, e dunque architettonica, che è uno dei fini del processo creativo di Veronica. I principi su cui si basava il programma del Bauhaus del 1919 erano stati anticipati da Bruno Taut nel suo programma sull’architettura del 1918; per Taut l’unione profonda di tutte le discipline, viste in una nuova arte del costruire, avrebbe portato una nuova unità anche culturale: “A questo punto non ci saranno più confini tra artigianato, scultura e pittura; tutti questi aspetti saranno una cosa sola: Architettura”.

ph. Max Zarri

In occasione della residenza artistica gli abitanti di Luoghi Comuni sono stati invitati ad affiancare l’artista nella fase pittorica cogliendo gli aspetti tecnici (la sfumatura, la campitura) e la forza dell’impatto emotivo che provoca la scelta del colore e le diverse declinazioni sperimentabili sul dato scultoreo. Le due discipline, pittura e scultura, trovano qui un bilanciamento, un nuovo equilibrio sostenuto dal segno grafico: una linea che ora dipinta, ora scavata in negativo, ora tridimensionale nello spazio sotto forma di lunghe aste colorate, veicola la luce e armonizza la composizione (non a caso intitolata Interazione cromatica), tra astratto e figurativo, tra rigorismo ed emotività, dualità che è chiara metafora dell’animo umano.

Alessandro Armetta (Palermo 1996) sceglie un rapporto concettuale e al contempo fisico con la materia, sottoposta ad un atto distruttivo iniziale per giungere ad una nuova entità. Il medium prescelto per le sue sculture è il legno usato nell’edilizia: l’artista rompe con gli attrezzi lunghe aste e le sfilaccia a mano con una pratica lenta, ardua, che restituisce alla materia la sua natura organica e fibrosa. I frammenti così ottenuti diventano elementi per composizioni del tutto nuove, ottenute con un raffinato e complesso gioco di incastri e sovrapposizioni. L’esito sono vere e proprie sculture di grande dimensioni e potenzialmente infinite, figure astratte, sculture “a secco” su strutture metalliche, fermate solo da lievi strati di resina. Alessandro individua così un nuovo elemento primigenio (la scheggia) che ha una propria vita e proprie regole, e unita ad altre, migliaia, avvolge gli oggetti, si impadronisce degli spazi, aderisce perfettamente alle superfici con voluttà ed esplode improvvisamente in mille schegge impazzite, reticolo caotico (eppure portatore di una certa armonia) che invade lo spazio circostante e respinge e attrae allo stesso tempo (come non pensare ai porcospini di Schopenhauer, divisi dalla necessità di avvicinarsi per riscaldarsi e il timore di ferirsi, metafora delle interazioni sociali?)

Alessandro Armetta_ph. Max Zarri

Il colore è utilizzato dall’artista per allontanare l’occhio dello spettatore dalla materia-legno e “leggere” la nuova entità schizofrenica (intesa nella sua radice etimologica come frammentazione della mente, quindi del pensiero), elemento organico dalle mille forme (non a caso chiamato Virus dall’artista) e dai nuovi significati. L’opera, dal titolo Ingabbiata, è una scultura composta da centinaia di schegge lignee su una struttura reticolare in ferro posta all’ingresso della Residenza: una colonna di quattro metri che esplode al centro con la potenza di un organismo difficile da contenere, che cerca vie di uscite e scardina la verticalità con un elemento fortemente discontinuo e imprevedibile, cristallizzando l’attimo.

Alessandro Armetta_ p. Max Zarri

L’artista, (che ha scelto di coinvolgere i residenti nel suo processo creativo di distruzione e successiva ricostruzione partendo da una scultura di piccole dimensioni) sceglie di scomporre e ricomporre la materia che erompe e si irradia nello spazio per consentire l’avvio una nuova sintassi plastica e nuove visioni, e stimolare dunque anche nuovi approcci mentali, scevri da ogni retorica, che parlano di sintomi di libertà, impulsi, energia.

ph. Max Zarri

Per Info

Sintomi Veronica Vassallo e Alessandro Armetta

Residenza Luoghi Comuni, Via San Pio V 11 – Torino

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