In occasione della mostra DamArs 2019, a cura di Eva Amos e Anastasia Lavrikova fino al 2 aprile, Canale Arte propone un approfondimento sulla pratica estetica di Salvatore Alessi e sulle sue opere presentate alla mostra MiArs il 5 dicembre 2018 con la partecipazione di Vittorio Sgarbi.
Le opere di Jan van Eyck e Giovanni Bellini, come tanti altri capolavori del passato, restano intrappolate per sempre in una prova pittorica originale che ne restituisce e, al tempo stesso, ne mette in discussione dinamicamente l’iconicità. Salvatore Alessi inscena tutta la drammaticità della scissione esistenziale e comunicativa del nostro momento storico, relegando ironicamente il riconoscibile e l’archetipico artistico nella condizione isolata o confinata dell’hikikomori giapponese: il reietto della società, l’auto-esiliato. L’identificabilità classica esplode in cromatismi imprevisti e si espande e disgrega in movimenti affascinanti o violenti, estremamente fluidi e sinuosamente espressivi.
Muovere dal disegno e accedere palpabilmente al multidiciplinare dominio della contemporaneità, dove la figurazione incontra l’aspetto mediale dell’interazione e della quotidianità. I piani si mischiano, come se fossero filtrati dalla materia liquida e, al contempo, matematica di uno schermo. Salvatore Alessi propone un lavoro a grafite su cartoncino, una effigie femminile assopita. La materia dei sogni si frammenta. Uno spartiacque tra la virtualità e le sostanze fisicamente, sensibilmente riconosciute. Da un certo punto, il mondo pare appartenere a un pensiero altro, mosso da una ripetizione disomogenea di informazioni necessarie. Ora, davvero, uno speciale sonno della ragione decide paradossalmente di prendere il sopravvento, attraverso qualche spietata o morbida modalità perturbante. Ogni aspetto onirico viene decantato in analisi. Emergono, qui, i sogni della realtà: nostalgia del colore, flusso di coscienza, libertà e condanna della concretizzazione.
Salvatore Alessi è nato a San Cataldo (Caltanisetta) nel 1974. Vive e lavora tra San Cataldo (Cl) e Roma. Attivo come scenografo teatrale e cinematografico e, ultimamente, anche come regista, ha cominciato a dedicarsi stabilmente alla pittura a partire dall’anno 2001.
Icone della pittura immobilizzate dentro un quadro. Vivranno per sempre e cambieranno forma, consistenza, colore, perderanno pezzi e cercheranno di comunicare con lettere e chiavette usb, nei secoli ma esisteranno per sempre dentro l’opera come Hikikomori.