martedì , 3 Dicembre 2024

Conversazione con Mariella Mengozzi, direttrice del Museo Nazionale dell’Automobile di Torino

Sarà possibile visitare sino al 26 maggio la mostra Marcello Gandini. Genio Nascosto, ritratto ampio – e doveroso omaggio – di uno dei designer e progettisti più visionari del XX secolo.

Le sue creazioni (dalle auto da sogno alle utilitarie, dalle berline alle motociclette e agli elicotteri) sono celebrate in tutto il mondo eppure spesso non associate alla sua figura di creativo, riservata e schiva: Veicoli in cui il contributo di Gandini, ingegneristico ed estetico, è stato fortemente innovativo. La mostra, curata da Giosuè Boetto Cohen, è articolata in due parti. La prima ricca di documenti originali, oggetti e filmati, presenta la storia e la produzione di Gandini a partire dagli anni della sua esperienza come designer alla Bertone. La seconda parte permette di ammirare le sue creazioni più celebri grazie a prestiti preziosi provenienti da tutto il mondo. Tra le star, la Lancia Stratos Zero presentata al Salone di Torino del 1970 e giunta al MAUTO da una collezione privata americana.

Notevoli i prototipi Lamborghini Marzal (in prestito dalla Svizzera), Alfa Romeo Montreal 1967 e Alfa Romeo Carabo (entrambi dal Museo Storico di Arese). Accanto alle one-off e ai modelli di studio provenienti dalla ex Collezione Bertone e oggi di proprietà ASI, vetture considerate gioielli dagli appassionati di settore, come la Maserati Khamsin, una delle più note auto del Tridente, e la Lancia Stratos HF stradale, autentico mito dell’automobilismo sportivo.

L’esposizione è allocata nello spazio al piano terra del Museo Nazionale dell’Automobile di Torino, unicum nel suo genere in Italia: il Museo nasce nel 1932 da un’idea di Cesare Goria Gatti e Roberto Biscaretti di Ruffia (primo Presidente dell’Automobile Club di Torino e tra i fondatori della Fiat), ma si deve a Carlo Biscaretti di Ruffia (figlio di Roberto) il merito di averne seguito fortemente la realizzazione radunandone la collezione iniziale, adoperandosi per fargli avere una sede all’altezza dell’importanza delle collezioni. Carlo Biscaretti ne fu anche il primo Presidente e alla sua scomparsa, avvenuta nel settembre del 1959, il Consiglio di Amministrazione deliberava di intitolare il museo, poi inaugurato il 3 novembre 1960, a suo nome.

Ospitato nella sede progettata dall’Architetto Amedeo Albertini, costituisce anche un raro esempio di architettura moderna, appositamente realizzata per custodire una collezione di automobili: al suo interno oltre 200 automobili originali, dalla metà dell’800 ai giorni nostri, di oltre ottanta marche diverse, provenienti dall’Italia, Francia, Gran Bretagna, Germania, Olanda, Spagna, Polonia e Stati Uniti. La ristrutturazione architettonica, completata nel 2011 su progetto di Cino Zucchi e arricchita dai suggestivi allestimenti dello scenografo Francois Confino, ha trasformato il volto del museo in chiave contemporanea  e avveniristica su più ampia scala, contribuendo  a posizionare in modo dinamico e interattivo la nuova realtà museale nel panorama culturale europeo.

Nel 2013 il quotidiano inglese The Times lo ha inserito nella classifica dei 50 migliori musei del mondo, valorizzandone l’impostazione educativa e scientifica. Oggi il Mauto mette a disposizione dei visitatori un patrimonio di dati – raccolti e indicizzati nel corso degli ultimi due anni – approfondimenti storici, immagini d’archivio, schede tecniche. Su prenotazione è possibile visitare l’ampio Garage che accoglie l’officina e il centro  di restauro e, sempre su prenotazione, è possibile accedere al Centro di Documentazione, tra i più preziosi in Europa per l’importanza della collezione libraia e archivistica.

In occasione dell’inaugurazione della mostra abbiamo incontrato la neo direttrice, alla quale abbiamo rivolto alcune domande. Mariella Mengozzi, modenese, classe 1962, è dallo scorso anno la direttrice del Mauto, presieduto dall’Architetto Benedetto Camerana, dopo la lunga gestione, ben 18 anni, di Rodolfo Gaffino Rossi. Forte della sua grande esperienza negli ambiti del marketing e della comunicazione sviluppata per grandi marchi internazionali come Disney e Ferrari, per la quale ha diretto per oltre tre anni il Museo Ferrari di Maranello, è stata selezionata tra un nutrito numero di professionisti da tutto il mondo.

Mariella Mengozzi

Dottoressa Mengozzi, quale è la forza del Mauto che lo distingue dagli altri musei focalizzati sulle collezioni di automobili?

A differenza di tanti musei privati aziendali che nascono con l’obiettivo di promuovere un particolare brand, quella del Mauto è una collezione che nasce con lo scopo di far conoscere la storia dell’automobile alle generazioni future e raccontare l’evoluzione del settore automobilistico. Biscaretti di Ruffia infatti non acquistò vetture per soddisfare la propria passione, ma si fece donare gli esemplari dalle varie case automobilistiche proprio per il museo: Enzo Ferrari, per esempio,  gli ha donato 4 vetture campioni del mondo di Formula Uno – tra cui la 500 F2 di Ascari che vinse il mondiale nel 1952/53 –  perché riconosceva il valore storico e documentaristico di questo Museo. Abbiamo una lettera nel nostro Centro Documentazione indirizzata a Biscaretti a firma di Ferrari che parla proprio di “ […]dono meccanico per il da Lei giustamente voluto Museo dell’Automobile”.

Ci sono altri musei nazionali dell’automobile in Europa?

Si, noi facciamo parte della rete dei “Big Five”,  cinque musei nazionali dell’automobile di Francia, Italia, Inghilterra, Olanda e Belgio: stiamo cercando di sviluppare delle occasioni fattive di collaborazione tra queste importanti collezioni, fra due settimane avremo un incontro a Parigi proprio su questo tema.

Quale è la sua visione del Museo?

La mia prima esperienza nel settore dell’automobile è stata in Ferrari, dove sono rimasta 12 anni di cui gli ultimi tre anni alla direzione del Museo Ferrari di Maranello, che accoglie un grande pubblico di appassionati da tutto il mondo.  Secondo la mia esperienza, il Mauto ha una potenzialità molto forte proprio perché non è legato a nessun marchio specifico: qui si parla della storia dell’automobile con un approccio scientifico, e ritengo che le possibilità divulgative nei confronti del pubblico qui siano davvero importanti. Di contro, rispetto ai musei legati al brand, noto che si deve lavorare maggiormente sul marchio del museo, sulla sua identità e sulla notorietà, spesso non così elevata neppure presso gli operatori del settore. Il numero dei visitatori è buono, ma vorremmo aumentare la visibilità posizionandoci più correttamente.

 

Progetti nel prossimo futuro?

Questa primavera prenderemo parte alla Mille Miglia, una gara molto nota e prestigiosa, con una vettura della nostra collezione: l’obbiettivo del museo non è  la competizione in sé, quanto la possibilità di farsi conoscere ad ogni tappa lungo il percorso. Vorrei anche dare grande visibilità al Centro di Restauro, nato in collaborazione con il Centro Conservazione e Restauro “La Venaria Reale”, con l’obiettivo di formare competenze di assoluto rilievo su scala internazionale nel campo del restauro dell’automobile e delle sue componenti artigianali. Sarà proprio il Centro del Restauro a preparare la macchina per la gara.

Oltre alla Mille Miglia, ci aspettiamo ottimi risultati dalla mostra dedicata a Marcello Gandini appena inaugurata, una mostra di cui siamo molto soddisfatti. Gandini è molto amato nell’ambiente dell’automobile e ritengo di grande attualità il messaggio tramesso alle nuove generazioni: l’uomo può ancora dare un contributo in termini di innovazione, di cambiamento, addirittura di rivoluzione. I giovani studenti sono tra i nostri interlocutori: proprio con lo IED, che quest’anno celebra il trentesimo anniversario, avremo un mostra in cui esporremo i loro migliori prototipi. Questo è anche l’anno in cui ricorrono i 140 dalla nascita e i 70 anni dalla scomparsa di Biscaretti di Ruffia: a lui dedicheremo un convegno in autunno, ma vorremmo anche realizzare un’installazione permanente nel museo che racconti la genesi del museo e i motivi che lo hanno portato a realizzarlo. In estate invece ospiteremo la mostra su Ezio Gribaudo, che quest’anno celebra i 90 anni, di cui mostreremo alcune opere – tra quelle della sua vasta produzione- che hanno come soggetto l’automobile e tratteremo anche del grande rapporto di amicizia che ha legato il Maestro a Giorgetto Giugiaro.

Se dovesse illustrare i motivi per visitare il Mauto?

Visitare il Mauto è un’esperienza emozionante anche grazie alle molte soluzioni interattive all’interno del percorso espositivo, che permettono al visitatore una fruizione immersiva e partecipata. L’automobile è un argomento che riguarda tutti, è il settore a più alta intensità di sviluppo e ricerca al mondo per investimenti e numero di persone impiegate, con un indotto di enorme rilevanza: ha significativamente inciso sulle nostre esistenze, modificandone abitudini e stili di vita, persino l’emancipazione femminile è passata attraverso l’automobile. Venire al MAUTO vuol dire avere la possibilità di comprendere e celebrare l’ingegno dell’uomo: un progetto è prima di tutto un prodotto artistico che nasce come disegno, un pezzo unico al pari di un’opera d’arte, magari poi riprodotto in milioni di pezzi come in questo caso, ma sempre frutto della creatività umana. Una valorizzazione della capacità di “visione” e dell’importanza dello studio e della ricerca che va giustamente trasmessa alle generazioni future: credo molto nella didattica, stiamo facendo investimenti importanti in questo ambito; il Centro di Restauro costituisce un polo di eccellenza unico in Italia e come tale spero sia sempre maggiormente riconosciuto.

 Per info

MAUTO – Museo Nazionale dell’Automobile Giovanni Agnelli

011 677666 / info@museoauto.it

 

About Paola Stroppiana

Paola Stroppiana (Torino, 1974) è storica dell’arte, curatrice d’arte indipendente e organizzatrice di eventi. Si è laureata con lode in Storia dell’Arte Medioevale presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Torino, città dove ha gestito per più di dieci anni una galleria d'arte contemporanea. Collabora con diverse testate per cui scrive di arte e cultura. Si interessa a nuovi percorsi d’indagine come il gioiello d’artista e le ultime tendenze del collezionismo contemporaneo, argomenti sui quali ha tenuto conferenze presso l’Università degli Studi Aldo Moro di Bari, Il Museo Civico di Arte Antica e la Pinacoteca Agnelli di Torino, il Politecnico di Milano.

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