Dall’installazione di Kara Walker, artista con base a New York, che trasforma la Turbine Hall della Tate Modern di Londra alla mostra dedicata al Rembrandt stampatore allestita a Bath: 10 appuntamenti da non perdere, a ottobre, nel Regno Unito
Ottobre è il mese dell’autunno maturo, degli alberi che si tingono di rosso, giallo, arancio e marrone prima di perdere le foglie, delle giornate che si fanno più corte. In Inghilterra il clima vira verso l’inverno, con temperature fresche se non fredde, acquazzoni frequenti e poche ore di luce. Per chi ama l’arte, aspettando che le strade si addobbino con scheletri e zucche per Halloween, le possibilità di sperimentare e trascorrere ore piacevoli non mancano.
Dalla prima mostra al mondo dedicata soltanto ai ritratti di Paul Gauguin, che spazia dagli anni giovanili a quelli della maturità del grande artista francese, trascorsa in Polinesia, allestita alla National Gallery di Londra, alla personale a Edimburgo dalla vincitrice del Turner Prize Grayson Perry, con i suoi arazzi di grandi dimensioni intessuti a macchina e a mano, dieci appuntamenti da non perdere nel Regno Unito a ottobre.
Kara Walker
Tate Modern, Londra
2 ottobre 2019 – 5 aprile 2020
La Tate Modern ha scelto Kara Walker, artista con base a New York che da sempre si occupa di tematiche come la razza, la sessualità e la violenza nei suoi lavori, per trasformare la Turbine Hall con una nuova, ambiziosa opera. La Walker è famosa soprattutto per l’uso di figure nere di carta ritagliate, che fanno riferimento alla storia della schiavitù e del Sud degli Stati Uniti in installazioni provocatorie ed elaborate. Le sue opere – che spaziano dai disegni alle sculture e ai video fino alle installazioni di grande dimensioni realizzate di recente – sono state esposte in importanti musei e gallerie in giro per il mondo a partire dalla metà degli anni ‘90. L’opera alla Tate Modern è stata realizzata appositamente per il sito. Fin dal giorno della sua apertura, nel 2000, la galleria londinese ha ospitato alcune delle opere d’arte contemporanea più interessanti e acclamate, raggiungendo un pubblico di milioni di persone ogni anno. Il modo con cui gli artisti hanno risposto ai suoi spazi ampi e dal sapore industriale hanno trasformato la percezione stessa dell’arte, e l’opera della Walker si inserisce in questo filone.
Gauguin portraits
National Gallery, Londra
7 ottobre 2019 – 26 gennaio 2020
Quella allestita alla National Gallery è la prima mostra al mondo dedicata soltanto ai ritratti di Paul Gauguin, mostra che spazia dagli anni giovanili a quelli della maturità, passati nella Polinesia francese, per raccontare come l’artista abbia di fatto rivoluzionato questo genere pittorico. Aggiungendo elementi selezionati con cura oppure inserendo il soggetto in un contesto suggestivo, Gauguin è stato capace di realizzare ritratti che esprimevano un significato al di là della persona ritratta. Una serie di autoritratti, ad esempio, mostra come Gauguin abbia creato vere e proprie personificazioni, inclusa quella che lo vede come “Cristo sul monte degli ulivi” (1889). Le opere riunite alla National Gallery sono cinquanta circa, provenienti da diverse collezioni pubbliche e private in giro per il mondo, e dimostrano come l’artista francese si si approcciato allo stesso genere in maniera diversa nel corso del tempo. Tra loro dipinti, lavori su carta e oggetti tridimensionali.
Rembrandt in print
The Holburne Museum, Bath
4 ottobre 2019 – 5 gennaio 2020
Nel 350esimo anniversario della morte di Rembrandt (1606-1669), la mostra all’Holburne Museum di Bath propone cinquanta tra i più interessanti lavori del maestro olandese provenienti dall’Ashmolean Museum di Oxford. Considerato da più parti come il più grande pittore dell’età dell’oro fiamminga, Rembrandt è stato anche uno dei più innovativi e sperimentali stampatori di tutti i tempi. L’esposizione itinerante, che riunisce queste stampe insieme per la prima volta, dà prova delle tecniche innovative di Rembrandt e della sua insuperabile capacità narrativa. Mentre molti degli stampatori a lui contemporanei realizzavano soltanto opere di soggetto storico, religioso o mitologico, Rembrandt non disdegnava di concentrarsi su scene di tutti i giorni. Della mostra fanno parte intimi studi familiari, compresa una pagina che probabilmente rappresenta la moglie Saskia a letto malata (1639 circa), nudi e personaggi dettagliati visti nelle strade della nativa Leida, tra cui contadini, giocatori di Ringball e un cacciatore di topi. Tra le opere più interessanti presentate a Bath, una selezione di autoritratti con il loro sguardo penetrante, la sua unica natura morta a stampa, “The Shell” (1650), e due lavori iconici come “The Three Trees” (1643) e “The Windmill” (1641). Ma forse la stampa più notevole in mostra è “Christ Presented to the People (Ecce Homo)” (1655), considerata l’apice della carriera come stampatore di Rembrandt.
Elizabeth Peyton: Aire and Angels
National Portrait Gallery, Londra
3 ottobre 2019 – 5 gennaio 2020
Guardare un ritratto dell’artista americana Elizabeth Peyton (1965-) significa ricordare cosa significa realizzare un’opera di questo genere: un volto, ad esempio quello di David Bowie (2017), non è soltanto il culmine delle pennellate che lo compongono ma anche gli spazi di tela bianca, intatta, che lo circondano, e per certi versi definiscono. Combinato con una tavolozza dai colori attenuati, l’effetto complessivo è quello di un’immagine che sembra emergere come da un sogno, confusa e incompleta ma comunque vivida. Agendo in questo modo la Peyton porta il pubblico a provare una sorta di intimità con personaggi come Bowie, Liam Gallagher e Kurt Cobain, rendendoli familiari, meno figure pubbliche e più amici intimi. La mostra alla National Portrati Gallery di Londra ha aperto al pubblico il 3 ottobre, e durante la giornata l’artista è stata protagonista di un incontro alla Frieze Masters, per parlare delle sue opere e della sua concezione di arte.
Victoria: Woman and Crown
Kensington Palace, Londra
24 maggio 2019 – 24 maggio 2020
Nel bicentenario della nascita della Regina Vittoria (1819-1901), la grande mostra allestita a Kensington Palace a Londra porta alla scoperta della sua vita privata, celata dietro l’immagine pubblica gestita con grande cura. Victoria ricevette la notizia di essere diventata regina a diciotto anni, mentre si trovava nella sua casa d’infanzia a Kensington Palace. Poche ore dopo, tenne la prima riunione del consiglio proprio nel Salone rosso del palazzo. La mostra racconta la giovane Vittoria, nel suo ruolo di regina, moglie, madre e imperatrice. I rari capi provenienti dal suo guardaroba privato – tra cui una semplice sottoveste di cotone e un paio di stivali argentati alla moda – creano un netto contrasto con gli abiti neri per cui sarebbe diventata famosa in seguito. Nell’esposizione si affronta anche il complesso legame d’affetto che legò Vittoria con l’India, dalla vicenda del diamante Koh-i-noor all’amicizia con il deposto Maharajah Duleep Singh. Uno dei punti salienti della mostra sono appunto passaggi dei suoi diari personali, accuratamente redatti in Urdu.
An English Lady’s Wardrobe
Walker Art Gallery, Liverpool
25 ottobre 2019 – 1 marzo 2020
Attraverso oltre settanta outfit, la mostra allestita alla Walker Art Gallery racconta l’evoluzione della moda e dello stile a Liverpool nel periodo tra le due guerre mondiali, con particolare attenzione alla ricca famiglia Tinne, rappresentata da abiti e accessori acquistati da Mrs Emily Margaret Tinne (1886-1966). La Tinne è la più ampia collezione di abiti appartenenti a una sola persona conservati in una galleria del Regno Unito. La mostra riunisce abiti da giorno e abiti da sera, biancheria intima e accessori, gioielli, scarpe, borse e un’impressionante selezione di capelli. Gran parte degli abiti e degli accessori risalgono al periodo che va dal 1910 al 1939, e ne riflettono i cambiamenti di stile. Oltre agli abiti di Emily Tinne, in mostra costumi appartenenti ai figli e outfit indossati dalla servitù. La galleria di Liverpool ha anche avuto accesso a un gran numero di lettere scritte dai membri della famiglia Tinne, che rivelano nuove informazioni sul loro stile di vita. Un passaggio centrale dell’esposizione è lo spazio dedicato ai negozi di abiti per signore e ai grandi magazzini dei Liverpool dove sono stati a suo tempo acquistati molti degli outfit esposti, tra cui Cripps in Bold Street, the Bon Marché e George Henry Lee in Church Street e Basnett Street, Owen Owen Ltd in Clayton Square e Lewis in Ranelagh Street.
Henry Moore Drawings: The Art of Seeing
Henry Moore Studios & Gardens, Hertfordshire
3 aprile – 27 ottobre 2019
Alla scoperta di un altro lato dell’artista Henry Moore (1898-1986), nella più grande mostra dedicata ai suoi disegni allestita in oltre quarant’anni. Nonostante sia ricordato soprattutto come scultore, Moore fu un disegnatore di eccezionale talento, che ha lasciato un corpus di 7.5000 disegni circa, in un periodo che copre oltre settant’anni. La mostra allestita nell’Hertfordshire racconta proprio i diversi modi con cui, nel corso della sua carriera, Moore si è approcciato al disegno. Il suo eclettismo e la facilità di realizzazione, resero per lui il disegno il medium ideale per un’ampia gamma di scopi: studiare le forme naturali e il lavoro di altri artisti, sviluppare nuove sculture, sperimentare con linguaggi e tecniche diverse. In ogni caso per Moore il disegno non fu soltanto uno strumento per raggiungere un qualche altro risultato ma anche un medium per realizzare opere d’arte concluse in loro stesse, così tanto che talvolta ci si riferisce a lui come “scultore e disegnatore”. Prendendo il là dai suoi studi degli anni ‘20 e finendo con alcuni disegni esposti raramente ma estremamente accurati degli anni ‘70 e dei primi anni ‘80, “Henry Moore Drawings: The Art of Seeing” porta il pubblico alla scoperta di idee, tecniche e linguaggi formali in costante espansione e aumento. In mostra ci sono esempi di studi preparatori e idee per sculture; stampe, studi e copie di opere di artisti che Moore ammirava (Picasso, El Greco, Rembrandt, gli Impressionisti francese); e ancora studi di figure umane, di animali e paesaggi, ritratti, disegni per tessuti e una bella rappresentanza dei più famosi disegni di Moore, le due serie in cui ha raccontato la guerra in Gran Bretagna. Di “Henry Moore Drawings: The Art of Seeing” riunisce opere provenienti dalla collezione della Henry Moore Foundation e altre in prestito da musei internazionali e collezioni private.
Nam June Paik: The Future Is Now
Tate Modern, Londra
17 ottobre 2019 – 9 febbraio 2020
Nam June Paik (1932-2006) è stato un visionario artista statunitense di origine sudcoreana che ha lavorato in diversi ambiti artistici ma ha legato il suo nome soprattutto alla videoarte, di cui è uno dei pionieri. Il suo lavoro sperimentale, innovativo e giocoso ha avuto una profonda influenza sull’arte e la cultura di oggi. Nam June Paik è stato un pioniere dell’uso della tv e della videoarte e ha coniato l’espressione “superstrada elettronica” per predire il futuro della comunicazione nell’era di Internet. La mostra alla Tate Modern di Londra è un tripudio di immagini e suoni, che riunisce oltre 200 opere – dai robot realizzati partendo da vecchi schermi televisivi alle opere video innovative e alle installazioni onnicomprensive, che occupano una stanza intera, come l’abbagliante “Cappella Sistina” (1993). Nato in Corea del Sud nel 1932, ma vissuto tra Giappone, Germania e Stati Uniti, Paik ha sviluppato una pratica artistica “collaborativa”, capace di attraversare i confini e le discipline. La mostra si concentra anche sulla sua collaborazione con la violoncellista Charlotte Moorman, e evidenzia le partnership con altri artisti, musicisti, coreografi e poeti di avanguardia, come John Cage, Merce Cunningham e Joseph Beuys.
Julie Cope’s Grand Tour: The Story of a Life by Grayson Perry
Dovecot Studios, Edimburgo
25 luglio – 2 novembre 2019
Si tratta della prima mostra personale mai allestita in Scozia dalla vincitrice del Turner Prize Grayson Perry, che porta i suoi vasi in ceramica, gli arazzi e i travestimenti fino a Edimburgo. L’esposizione itinerante comprende due arazzi acquisiti con il supporto dell’Art Fund support e l’intero set creato dalla Perry per “A House for Essex”, una casa immaginata dall’artista inglese insieme a FAT Architecture come una cappella dedicata a Julie Cope, una donna immaginaria che rappresenta tutte le donne. La storia di Julie Cope è raccontata da quattro arazzi di grandi dimensioni e da una ballata registrata dalla Perry stessa, dove si narrano i momenti salienti del viaggio della protagonista, dalla nascita durante una delle inondazioni di Canvey Island, nel 1953, fino alla morte improvvisa in un tragico incidente. La mostra a Edimburgo avvicina gli arazzi enormi che parlano di status, ricchezza e patrimonio nel passato a preoccupazioni molto moderne, quelle relative alla classe sociale, al gusto e alle aspirazioni. Utilizzando innovativi processi digitali di fabbricazione artigianale, gli arazzi di Julie Cope sono stati realizzati in collaborazione con due studi di produzione internazionale. La mostra offre l’opportunità di visionare arazzi tessuti a mano e arazzi tessuti a machina, e di avvicinarsi alle diverse tecniche e abilità utilizzate nella produzione di queste straordinarie opere d’arte.
Into the Night: Cabarets & Clubs in Modern Art
Barbican Art Gallery, Londra
4 ottobre 2019 – 19 gennaio 2020
Quella allestita alla Barbican Art Gallery di Londra è la prima mostra di grande dimensioni a mettere al centro dell’osservazione i cabaret, i café e i club più iconici al mondo rappresentati nelle opere d’arte moderna e visti attraverso gli occhi di artisti pionieristici. Da Londra a New York, da Parigi a Città del Messico, passando per Berlino, Vienna e Ibadan, in Nigeria, “Into the Night: Cabarets & Clubs in Modern Art” offre al pubblico l’occasione di scoprire oltre duecento opere d’arte, molte delle quali esposte raramente nel Regno Unito, così come ricostruzioni a grandezza naturale di spazi all’avanguardia. Muovendosi dal 1880 agli anni ‘60 del Novecento, la mostra londinese celebra la creatività degli spazi in cui artisti, performer, designer, musicisti e scrittori si sono riuniti per superare i confini dell’espressione artistica. Ci si muove tra il coinvolgente Cabaret Fledermaus, nella Vienna di inizio secolo, l’atmosfera inebriante dei club di Berlino durante la repubblica di Weimar, l’energia pulsante dei jazz club di Harlem, a New York, i club Mbari nella Nigeria degli anni ‘60. “Into the Night” include siti famosi e altri meno noti, proponendo una storia alternativa dell’arte moderna che mette in luce lo spirito di sperimentazione e collaborazione di artisti come Henri de Toulouse-Lautrec, Loïe Fuller, Josef Hoffmann, Giacomo Balla, Theo van Doesburg e Sophie Taeuber-Arp, ma anche Josephine Baker, Jeanne Mammen, Aaron Douglas, Jacob Lawrence, Ramón Alva de la Canal e Ibrahim El-Salahi.